L'esatta melodia dell'aria by Harvell Richard

L'esatta melodia dell'aria by Harvell Richard

autore:Harvell Richard [Richard, Harvell]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788842921929
Google: P2uxMsiU8AEC
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2012-07-04T22:00:00+00:00


XXIX

Una notte alla settimana, ero vivo.

Pregavo che l'inferma zia di Karoline non passasse mai a miglior vita e, per un solo, delizioso anno, le mie preghiere furono ascoltate. Ogni giovedì, al calar del buio, io e Amalia evadevamo dalle rispettive prigioni. Mi presentavo all'appuntamento, la bendavo, la prendevo per mano e la conducevo alla nostra stanza. Ulrich era sempre al suo tavolo, a capo chino, come un dormiente, ma io sapevo che non dormiva affatto, e che ascoltava ogni nostro rumore. In poco tempo cominciai a ignorarlo, fino a considerarlo una sorta di statua presente nella casa.

Nei giovedì in cui la neve o qualche altro impedimento costringeva Karoline a saltare il suo viaggio settimanale, Amalia mi lasciava un biglietto sul cornicione di una finestra. Mi aveva dato una chiave, con la quale aprivo il cancello sul retro di casa Duft; scivolavo lungo il muro e tendevo una mano tremante verso la pietra fredda del davanzale. Se trovavo il foglio, provavo un dolore al cuore, e passavo il resto della notte a vagare da solo per le strade, a caccia di suoni che mi facessero pensare a lei.

Nella soffitta, mi stendevo al suo fianco su quel letto, e Amalia mi posava una mano sull'orecchio, sui capelli, sulla guancia o sul petto. Sentiva il bisogno di toccarmi, quasi avesse temuto che io volassi via. «Canta, Moses», mi chiedeva e, benché in quella stessa casa avessi giurato a Ulrich il contrario, ecco che intonavo le prime cose che mi venivano in mente: le messe che Ulrich mi aveva insegnato, e che avevo eseguito per Frau Duft, o i canti dei monaci, le pastorali di Nicolai (e Amalia era molto divertita dalla mia personalissima pronuncia del francese), le cantate di Bach, o variazioni improvvisate su tutte queste musiche. Talvolta emettevo sequenze di note che parevano legate soltanto a noi due.

La guardavo, distesa, e alle mie prime note sollevava leggermente il mento, inarcava le dita, e dondolava lievemente i piedi, come un violinista che accorda il suo strumento. Non se ne rendeva nemmeno conto, fui io a farglielo notare, ma anche dopo allora continuò a fare così. Le piaceva.

E poi chiudevo gli occhi: ora eravamo ambedue ciechi, e io premevo l'orecchio in ogni punto di quella superficie lattea, per udire le risonanze all'interno. Il suo corpo era la mia campana.

Più volte tentò di togliersi la benda che custodiva il mio segreto, ma io la fermai. Credeva che stessi proteggendo la sua castità (che lei stessa non si dava pena di difendere), ma le mie intenzioni non erano certo quelle: se non attentai alla sua verginità, ciò è dovuto solamente alla mia evirazione. Si vocifera di castrati che hanno conservato la facoltà di compiere l'atto amoroso, ma si tratta di chiacchiere prive di fondamento: la nostra mutilazione avviene in età troppo giovane.

Amalia fu la prima persona alla quale raccontai di mia madre. «Dormivamo sulla paglia», dissi una notte, e attesi che il suo volto si contraesse per la ripulsa, cosa che però non fece. «Mangiavamo con le mani.



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